In ogni istante puoi cambiare la modalità di studio, ed alternarti tra la modalità di pratica, e quella di esame. Nella modalità di pratica puoi configurare ad esempio il numero di domande o test, ed altri parametri per aiutarti a studiare.
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Leggere il brano e rispondere al quesito solo in base alle informazioni contenute. Televisione e cinema sono due medium, due mezzi, diversi. Una volta, anche il target che intratteneva l'una non aveva niente in comune con quello che intratteneva l'altro. Con il tempo - e i film e le serie tv, e il passaggio di autori, registi e attori da una parte e dall'altra - le cose sono cambiate. Al cinema, si punta su quello che è l'intrattenimento di massa, mirato alla pancia delle persone: hai due ore, solo due; e il tuo investimento come casa di produzione deve essere studiato. Non devi rischiare. I rischi, ci ha detto nemmeno una settimana fa David Levine di HBO, vanno evitati. E quindi punti sul cavallo vincente (sempre tu, produttore): punti sul franchise, sui supereroi, sugli inseguimenti e sulle esplosioni. Le storie intime, quelle piccole e per pochi, trovano poco spazio. Peggio: trovano pochi investimenti. E alla fine, quando li trovano, vengono distribuite online, su piattaforme di streaming come Netflix oppure direttamente in televisione e home video. Insomma: lontano dalla sala. In televisione, invece, quello che si cerca è proprio il rischio: l'azzardo. Non è un caso che in questi anni gli investimenti siano aumentati così tanto. [...] E poi ci sono i ruoli dello showrunner e dello sceneggiatore, il primo totalmente inedito sul grande schermo, che portano una direzione editoriale molto più decisa e precisa nella serialità televisiva. In televisione trovano spazio storie di personaggi, quindi complicate, grigie, a volte specializzate nel racconto estremo del male o del tormento; oppure della rinascita, della speranza, della forza che scaturisce dallo stare insieme. Quello tra film e serie tv non è uno scontro. È un viaggio parallelo. Da cui ciascuno dei due mezzi, volendo, può trarre cose positive. Il cinema può trovare nella serializzazione delle proprie storie - più appuntamenti a più uscite - un nuovo modo per attirare pubblico nelle sale. E la televisione, nella qualità cinematografica di tecnica e produzione, può trovare un altro punto di riferimento. Quello che, a conti fatti, appare piuttosto evidente è una cosa soltanto: in mezzo, tra i due colossi dell'intrattenimento, c'è il pubblico. Ed è al pubblico, prima ancora che a una lotta di scopi e di differenze, che si dovrebbe pensare. Perché senza il pubblico - il seguito, il successo; i soldi spesi per biglietti e abbonamenti - non ci sarebbero né film né serie tv. (Da: G. Tammaro, "Meglio le serie tv o il cinema?", Lastampa.it) In base al contenuto del brano lo "showrunner" e il "franchise":
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1 risposta corretta
A.
sono due tipologie di investimento rispettivamente nel campo della televisione e in quello del cinema
B.
indicano entrambi un metodo di produzione seriale, l'uno per la televisione e l'altro per il cinema
C.
indicano rispettivamente una nuova figura professionale nel campo delle serie tv e un marchio di sicuro successo nelle produzioni cinematografiche
Nel testo si spiega che lo showrunner è una figura nuova nel campo delle serie tv mentre il franchise rappresenta un marchio di sicuro successo nelle produzioni cinematografiche. Le altre opzioni non sono coerenti con quanto illustrato dal brano.
Leggere il brano e rispondere al quesito solo in base alle informazioni contenute. Lontano dal silenzio delle grotte himalayane, lo yoga vale 11 miliardi di dollari al 2020, solo negli Stati Uniti. Un business che seduce ogni anno più di 300 milioni di praticanti al mondo e che richiama eventi di massa megasponsorizzati. [...] Insomma, che piaccia o no, l'antica disciplina indiana non è più riservata a una cerchia di adepti, ma è una pratica globale. [...] E come stupirsi allora se lo yoga mette radici nel mondo del business? "Non è una moda, le aziende, soprattutto di medie dimensioni, ci chiedono spesso consigli e insegnanti per introdurre lo yoga in azienda, per i propri dipendenti e a volte per i clienti top. Una richiesta che all'inizio era di wellness, ora è di wellbeing, di benessere psico-fisico dell'individuo, che quindi inciderà sul clima aziendale [...] Ma cosa può portare oggi l'antica disciplina in un contesto performante come quello aziendale? "Il grande tema è la gestione dello stress. Che poi significa il miglior risultato con il minimo sforzo possibile e si traduce in una maggiore efficienza - spiega Andrea Serena, che vanta esperienze con clienti come Luxottica, Novartis, Banca Intesa e Zambon - Lo stress incide tanto sulla vita delle persone e sui costi per l'azienda in termini di assenze, malattie (lo stress riduce le difese immunitarie), burnout, peggioramento delle relazioni tra le persone". Nei suoi corsi, tra Milano e Venezia, propone le posture, i pranayama (nella consapevolezza che il respiro agisce sul sistema nervoso e condiziona gli stati mentali) e meditazione, così da ridurre le tensioni fisiche e mentali, rafforzare il corpo, potenziare la volontà, aprire la persona a dimensioni inusuali legati all'intuizione. "Le persone si sentono meglio e dichiarano di lavorare meglio - aggiunge Serena - mentre per le aziende è un vero e proprio investimento". Non solo in termini di salute ma anche di valori intangibili, come testimonia la scelta di Niccolò Branca, presidente dell'omonima azienda che, sperimentando su di sè la pratica da 24 anni, la offre anche ai propri collaboratori per coltivare e sviluppare il proprio livello di auto consapevolezza [...] Uno dei valori intangibili è legato al senso di comunità. "Praticare assieme è il valore del sangha, la comunità di pratica. E questo crea un senso di appartenenza, da cui anche l'azienda trae beneficio". Inoltre con lo yoga si possono sviluppare le cosiddette soft skill così utili nelle imprese. (Da: Lo yoga che fa bene ai collaboratori (e conviene all'azienda) , A. Maccaferri, Ilsole24ore.com) Quale delle seguenti alternative è FALSA in relazione a quanto riportato nel brano?
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1 risposta corretta
A.
Anche le posture vengono corrette nelle aziende, poiché quelle sbagliate sono origine di stress
B.
Nessuna delle risposte è esatta
C.
Anche gli esercizi respiratori incidono sul sistema nervoso e sulla mente
Il brano sottolinea che lo yoga include posture, esercizi respiratori (pranayama) e meditazione, con particolare attenzione al fatto che il respiro agisce sul sistema nervoso e condiziona gli stati mentali. Pertanto, è falso affermare che le pratiche respiratorie non abbiano effetto sul sistema nervoso e sulla mente. Le altre affermazioni sono confermate dal testo.
Leggere il brano e rispondere al quesito solo in base alle informazioni contenute. Per quelli che hanno letto tanti libri senza essere davvero esperti di niente, i saggi di Sciascia rappresentano una specie di risarcimento: la promessa, o la prova, che un'intelligenza e una cultura superiore possono avere una visione delle cose più profonda e più vera di quella consentita dallo specialismo. Naturalmente, Sciascia non è stato l'unico intellettuale del secondo novecento a parlare delle cose del mondo guardandole dall'alto, dalla specola della letteratura e della filosofia; ma a differenza di Pasolini e di Fortini, Sciascia non aveva, a proteggerlo, l'armatura di un'ideologia. Ciò significa che nessuna idea preconcetta condizionava i suoi movimenti dando un corso obbligato alle sue idee: il che si apprezza particolarmente in tempi anideologici come dovrebbero essere questi. [...] Quanto al contenuto dei saggi di Sciascia, mi pare che la loro attualità e il gusto della rilettura stiano soprattutto in questo: che mentre parla di mafia, terrorismo, giustizia, politica, Sciascia parla sempre anche degli uomini in generale, e degli italiani in particolare, e che i suoi giudizi fanno sempre riflettere non necessariamente perché sono veri, ma perché sono interessanti e soprattutto - in un coro di virtuosi del non detto e della litote - perché sono chiari. [...] Qui l'associazione d'idee porta a toccare almeno tre punti che stavano a cuore a Sciascia come devono stare a cuore a qualsiasi italiano che viva con gli occhi aperti anche oggi, a più di trent'anni di distanza. Primo punto (e matrice del secondo e del terzo), la retorica che in Italia sta "dietro ogni angolo" e dà "l'illusione e l'acquietamento di far qualcosa". [...] Secondo punto, la scuola, e che cosa fare con la scuola. La risposta di Sciascia suonerebbe di puro buon senso se il buon senso allora come oggi non fosse umiliato dalle mille "azioni parallele" che la scuola impone tanto a chi ci lavora quanto a chi ci studia: "I ragazzi bisogna lasciarli a scuola, che bene o male ancora serve". [...] Terzo punto: lo "sperpero enorme del denaro pubblico per manifestazioni 'culturali'", cioè il problema della manutenzione della cultura. [...] Scandalo e bestemmia, nell'Italia delle mille mostre e dei mille assessorati alla cultura; ma come non vedere, oggi come e più di ieri, mentre scuole e università restano sottofinanziate, quali inutili o dannose idiozie si contrabbandano, a caro prezzo per la fiscalità generale e a esclusivo vantaggio dei troppi laureati in lettere, sotto il nome di "cultura"? (Da: "Perché è ancora importante leggere Leonardo Sciascia", C. Giunta, Internazionale.it ) Quale delle seguenti tematiche NON è affrontata negli scritti di Sciascia, stando al contenuto del brano?
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A.
Giustizia
B.
Mafia
C.
Filosofia
Il brano evidenzia che Sciascia affronta nelle sue opere temi come mafia, giustizia, terrorismo e politica, ma non indica che la filosofia sia una tematica trattata in modo specifico nei suoi scritti. La menzione della filosofia riguarda solo una contestualizzazione generale del suo approccio rispetto ad altri intellettuali, non un tema centrale nei suoi saggi.
Leggere il brano e rispondere al quesito solo in base alle informazioni contenute. All'interno della borghesia ottocentesca le libere professioni, come quelle dei medici e degli avvocati, avevano un ruolo fondamentale, derivante non tanto dal loro potere economico, quanto dal loro sapere, che ne faceva i soggetti essenziali dell'opinione pubblica in espansione. Di qui il loro peso sproporzionato nell'attività politica. Esse costituivano, se non la maggioranza, quanto meno il perno culturale e politico del "vecchio ceto medio". Secondo una delle previsioni che erano state formulate sulla società moderna, le libere professioni sarebbero scomparse e i professionisti sarebbero stati man mano assorbiti nei grandi apparati burocratici dell'impresa e dello Stato. In realtà, già negli anni Trenta si poté notare un fenomeno opposto: lo sviluppo economico comportava al contrario una crescita del numero dei professionisti, accompagnata anche da una loro diversificazione. Alle "vecchie" professioni se ne aggiungevano di nuove, dal pubblicitario al consulente, e tutte si muovevano su un mercato in rapida crescita. Non tutte le nuove professioni assunsero la forma delle vecchie, generalmente rappresentate dallo studio professionale, incentrato sul lavoro del singolo professionista o di un gruppo ristretto. Alcune, come quelle legate alla pubblicità, diedero vita a piccole imprese autonome, simili per certi versi alle botteghe artigiane, mentre altre, quelle più strettamente connesse alle funzioni produttive, vennero in effetti assorbite negli apparati della grande impresa. In ogni caso, anche il professionista inserito nei grandi apparati rimaneva una figura diversa dall'impiegato: il sapere di cui disponeva gli consentiva di vendere il proprio servizio in qualsiasi momento su un mercato diverso e più ampio. Tra lui e gli altri professionisti della stessa area, anche impiegati in aziende concorrenti, si tendeva a creare comunque uno spirito di corpo e un forte associazionismo finalizzato alla tutela degli interessi di categoria, alla difesa degli standard professionali, alla circolazione interna e protetta di conoscenze utili al mestiere. L'associazionismo professionale acquistò, dopo la prima guerra mondiale, nei Paesi dove non lo aveva già acquisito alla fine dell'Ottocento, un notevole peso politico anche per i forti collegamenti esistenti tra mondo delle professioni e ceto di governo e fu in grado di condizionare scelte anche di grande rilievo sociale. (Archivio Selexi) Secondo l'autore, il peso delle libere professioni nell'attività politica ottocentesca era:
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A.
Nessuna delle risposte è esatta
B.
in declino
C.
sproporzionato
Il peso delle libere professioni nell'attività politica ottocentesca era considerato sproporzionato perché, nonostante non rappresentassero la maggioranza della popolazione, il loro sapere e le competenze professionali le rendevano influenti nell'opinione pubblica. Questo status conferiva loro un ruolo predominante nelle dinamiche politiche, consentendo a queste professioni di avere un impatto significativo sulle decisioni e sulle scelte politiche del tempo.
18 elettricisti impiegano 14 ore a fare un impianto elettrico in un appartamento. Quanto tempo impiegherebbero a fare lo stesso lavoro 12 elettricisti?
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A.
16 ore
B.
11 ore
C.
21 ore
Il tempo necessario per completare un lavoro è inversamente proporzionale al numero di lavoratori, assumendo che tutti lavorino con la stessa efficienza. Se 18 elettricisti impiegano 14 ore, possiamo calcolare il tempo T che impiegherebbero 12 elettricisti usando la formula: 18 * 14 = 12 * T. Risolvendo per T si ottiene T = (18 * 14) / 12 = 21 ore.
Carletto spezza in due parti un rametto lungo 18 cm. Una delle due parti così ottenute misura i 4|5 dell'altra. Qual è la sua misura, in cm?
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A.
8 cm
B.
3,6 cm
C.
10 cm
Per risolvere il problema, si indica con x la misura della parte più lunga del rametto. La parte più corta, essendo i 4/5 della parte più lunga, sarà (4/5)x. La somma delle due parti è uguale alla lunghezza totale del rametto, quindi x + (4/5)x = 18 cm. Sommando si ha (9/5)x = 18, da cui x = 18 * (5/9) = 10 cm. Quindi la parte più lunga misura 10 cm e la parte più corta (4/5)*10 = 8 cm. La misura richiesta è quindi 8 cm.
Se un ragazzo in monopattino percorre 22 km in 120 minuti, la sua velocità media sarà:
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A.
22 km|min
B.
12 km|h
C.
11 km|h
La velocità media si calcola dividendo la distanza percorsa per il tempo impiegato. In questo caso, il ragazzo percorre 22 km in 120 minuti, che corrispondono a 2 ore. Quindi, la velocità media è 22 km diviso 2 ore, cioè 11 km/h.
In un'urna ci sono palline gialle, rosse e verdi. La probabilità che esca una pallina rossa o verde è 2/5. Le palline gialle sono 45. Il numero delle rosse è il doppio di quello delle verdi. Quante sono le palline verdi?
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A.
Le palline verdi sono 8.
B.
Le palline verdi sono 10.
C.
Le palline verdi sono 12.
Per risolvere il problema, si indica con V il numero di palline verdi e con R quello delle rosse. Dal testo sappiamo che R = 2V e che le palline gialle sono 45. Il totale delle palline è quindi 45 + R + V = 45 + 2V + V = 45 + 3V. La probabilità che esca una pallina rossa o verde è data dal rapporto tra il numero di palline rosse e verdi (R+V) e il totale delle palline: (R + V) / (45 + 3V) = 2/5. Sostituendo R con 2V otteniamo (2V + V) / (45 + 3V) = 3V / (45 + 3V) = 2/5. Moltiplicando a croce si ha 15V = 2(45 + 3V), quindi 15V = 90 + 6V. Portando i termini in V da un lato: 15V - 6V = 90, cioè 9V = 90, e quindi V = 10. Quindi il numero delle palline verdi è 10.
L'insegna luminosa A si spegne ogni venti secondi, l'insegna luminosa B si spegne ogni quindici secondi, l'insegna luminosa C si spegne ogni nove secondi. Vengono accese contemporaneamente alle ore 16.00, a causa di un blackout si spengono alle 20.30 e si riaccendono alle 20.40 fino alle 23.40. Nell'arco dei due intervalli in cui sono accese, quante volte si sono spente contemporaneamente?
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1 risposta corretta
A.
148 volte.
B.
152 volte.
C.
150 volte.
Per risolvere il problema si calcola innanzitutto l'intervallo di tempo in cui le insegne sono accese, poi si trova il minimo comune multiplo (mcm) dei tempi di spegnimento delle tre insegne (20, 15 e 9 secondi). Il mcm di 20, 15 e 9 è 180 secondi, quindi ogni 180 secondi le tre insegne si spengono contemporaneamente. Si calcola il numero di intervalli da 16:00 a 20:30 e da 20:40 a 23:40, sommandoli e dividendo per 180. Infine, il risultato moltiplicato per il numero di spegnimenti simultanei dà 150 volte.
La vendita di auto da parte dell'azienda Auto2000 ha avuto, nel 2018, un incremento del 35% rispetto al 2017. Sapendo che nel 2016 il fatturato è stato superiore di 100.000 euro rispetto al 2017, ed è stato pari a 456.000 euro, quanto ha fatturato l'azienda Auto2000 nel 2018?
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1 risposta corretta
A.
478.600 euro.
B.
480.600 euro.
C.
470.600 euro.
Per risolvere il problema, si parte dal dato del 2016: fatturato di 456.000 euro, che è superiore di 100.000 euro rispetto al 2017. Quindi, il fatturato del 2017 è 456.000 - 100.000 = 356.000 euro. Nel 2018 il fatturato è aumentato del 35% rispetto al 2017, quindi si calcola il 35% di 356.000 euro, ovvero 0,35 x 356.000 = 124.600 euro. Sommando questo incremento al fatturato del 2017 si ottiene il fatturato del 2018: 356.000 + 124.600 = 480.600 euro.
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